Dialect challenge: play with us!

Trascrizione:

Ciao a tutte e a tutti, benvenuti in questo nuovo video. Sono Margherita e su questo canale vi aiuterò a imparare l’italiano. Se ancora non lo avete fatto, iscrivetevi al mio canale cliccando sul tasto rosso e attivate la campanella per non perdervi i nuovi video! E ora, andiamo a vedere l’argomento di oggi!

Nel video di oggi parleremo della lingua emiliana e, in particolar modo, di un suo dialetto, ovvero del dialetto della mia città, Reggio Emilia. La lingua emiliana fa parte della famiglia delle lingue gallo-italiche, ovvero quelle lingue parlate, a grandi linee, nel sud della Francia e nel nord dell'Italia. Oggi per fare questo video sono qui con mio papà perché lui, a differenza mia, conosce un po' e parla un po' il dialetto reggiano. Vuoi dirci qualcosina sul dialetto reggiano? Giusto per inquadrare anche un po’questa lingua e soprattutto perché tu lo parli e io no. Certo! Innanzitutto, ciao a tutte e a tutti, sono Pietro. Dunque, devo dirvi che io conosco un po' il dialetto reggiano perché, essendo nato negli anni '60, lo sentivo parlare in casa dai miei genitori. I miei genitori nati, a loro volta, negli anni '20 e '30, erano piuttosto esperti di dialetto e lo parlavano quasi quotidianamente. Era una lingua che veniva usata tantissimo. Diciamo che per loro era il 60% / 70% della loro lingua parlata. Il restante era ovviamente l'italiano. I miei nonni, invece, nati sul finire dell'800, parlavano esclusivamente questa lingua. E io, fin da bambino, sono stato abituato a sentire parlare questo idioma che mi è diventato familiare, benché io non lo parlassi normalmente con nessuno, neanche con i miei amici, ovviamente. Esatto. E infatti questo è il motivo principale per cui io, ma anche diciamo un po' la mia generazione non parla e non conosce il dialetto reggiano, proprio perché siamo cresciuti in un ambiente in cui ormai non si parlava quasi più (il dialetto), ma appunto la lingua principale era ed è sempre stata per me, per la mia vita diciamo, l'italiano. Ovvio che capisco magari qualche espressione più famosa o più usata, però non riuscirei mai a fare una conversazione in dialetto reggiano. Come tutte le lingue popolari, credo che debbano essere tramandate e purtroppo il mondo moderno ti fa perdere l'abitudine. Anzi, addirittura stiamo quasi perdendo non dico l'italiano, ma lo stiamo contaminando tanto con altre lingue, ad esempio l'inglese, quindi... Questa è una cosa abbastanza normale, in realtà. È sempre avvenuta nel corso dei secoli. Infatti, si perdono le lingue più vecchie. Infatti, io probabilmente avrò parlato con voi qualche volta usando qualche espressione dialettale, forse. Proveremo a vedere se te ne ricordi qualcuna. Esatto! Infatti, nel video di oggi faremo questa piccola sfida-indovinello, diciamo, dove io dovrò provare a indovinare il significato di alcune espressioni dialettali reggiane. Mio papà le reciterà, perché mio papà appunto le conosce e sa anche come pronunciarle, e io dovrò provare a indovinare cosa significano.

Bene. Allora, iniziamo con una frase che è abbastanza un classico che ogni tanto si dice a Reggio Emilia. Cioè? “Da la tevla n'al- veret mai, s'la bocca l'an sa ed furmai”. Ok, questa è famosa, la conosco ed è "Dalla tavola non ti alzare mai se la bocca non sa di formaggio". Cioè, il senso è che bisogna sempre finire un pasto mangiando del formaggio come dessert, come idea più o meno. Magari del Parmigiano Reggiano. Esatto, magari del Parmigiano Reggiano. Prova a ripeterla più lentamente perché io non so pronunciarla. “Da la tevla n'al- veret mai, s'la bocca l'an sa ed furmai”. Forse in questa espressione la parola un po' più strana è alzarsi, "veret". "al-veret". Che è un po’ più diversa dalla parola italiana. Certo, dalla parola italiana! Bene, quindi una l'ho indovinata. Brava!

Questa è un'altra frase... è un modo di dire molto semplice che però a volte si dice a degli amici o a qualcuno che è un po' in difficoltà. “Tîn bôta!” E com'è la suddivisione delle parole? Tieni = tîn… No! Non dirmi la traduzione, dimmi la suddivisione! Ok, allora "tieni botta"? "Tieni botta", brava. Vabbè, (ho indovinato) perché mi hai detto "tieni". Eh, esatto, esattamente. Ti ho aiutato! "Tieni botta" significa... "Resisti"! Esatto, "resisti", "sii tenace", "va avanti" in un momento di difficoltà. All'inizio non avevo nessuna...alcuna idea. Pareggio? Mettiamo 0,5 e 0,5. Va bene!

Proviamo questa che a volte si dice con gli amici o con qualcuno un po' appiccicoso. “Stâm só d'adôs!”. Ok, questa la conosco e significa letteralmente "stammi su da addosso" e cioè "stammi alla larga", "allontanati", sia in modo, diciamo, letterale, quindi "fisicamente allontanati", ma anche in modo metaforico, cioè "mi stai antipatico" oppure insomma, "non interagire così tanto insieme a me", come idea. “Stâm só d'adôs!”. "Stammi su da addosso!”.

Questa! Eh? Allora, proviamo con questa nuova parola, con questo nuovo modo di dire: “L'é alzēr cme 'na pióma”. Lui o lei è leggero come una piuma. Brava! Ok. Brava! È proprio letterale così, no? È letterale così! Il soggetto non... è indefinito. Esatto! “È leggero come una piuma”. Ok, prova a ripeterlo di nuovo! "alzēr" è leggero. Ok, bello. Ok. E poi il resto è abbastanza uguale. Esatto. Vai con la prossima! Cerco altre parole.

Questa è buffa! “A gh' ó 'na sèi ch ' a brûş”. Non ne ho idea! Non mi dire la traduzione, ci voglio pensare. "A gh' ó"... cioè, sono due parole diverse? "Vado nella casa di Bruce"? No! "A gh' ó 'na sèi" = "Ho una sete". Ah, è vero! "Ho una sete che brucia”! …che brucio io! Ah, "che brucio io!". Ho talmente bruciore che ho una sete pazzesca. Ok, quindi, diciamo, la traduzione letterale è: "ho una sete che mi fa bruciare", come idea, però il modo di dire in italiano è tipo: "ho una sete pazzesca", "ho una sete incredibile". Insomma, è un'esagerazione per dire che si ha molta sete. Ripetila! “A gh' ó 'na sèi ch ' a brûş”. Io pensavo che "a gh' ó" fosse "vado", non so perché! A gh' ó = (io) ho. "Ho una sete che brucio". Però "ch ' a" mi sembra anche "casa"! Eh, ma... è vero. Sembra perché il suono è lo stesso! Niente, non ce l'ho fatta questa (volta)! Andiamo alla prossima! Esatto!

Questa è buffa, questo è un altro modo di dire buffo: “Al vîn da cà dal diêvel”. Ok, allora la seconda parte: "casa del diavolo". La prima o è "il vino della casa del diavolo"...no! Oppure è "viene dalla casa del diavolo". Esatto! Esattamente! Però cosa significa? Non lo so! "Cà dal diêvel" è "lontano", "un posto lontano". Come diremmo adesso in italiano? A parte il modo volgare con la parolaccia? "Viene da lontano". Non c'è un altro modo? Ok. "Al vîn da cà dal diêvel" come per dire un posto remoto, lontanissimo, indefinito. Ovviamente c'è anche un altro modo un po' volgare che non diciamo, sennò "viene da un posto lontano". Prova a ripeterla in dialetto. “Al vîn da cà dal diêvel”. "Lui viene dalla casa del diavolo".

Questa parola è buffa. È una parola? Questo modo di dire è buffo, ma c'è una parolina... “L'é 'n piōc”. Oddio! "L'é" significa "è", lui o lei è. Un piōc. Che cos'è? Un oggetto, un animale? Un animale! Un animale. Una bestiolina. Un piccione? No! (Una bestiolina) piccola! Un topo? Più piccola! Un insetto? “L'é 'n piōc”. Pidocchio! Eh, ciao! Che sta per dire è un avaro. Ok, quindi, la traduzione letterale è: è un pidocchio. Il significato è: è una persona avara, un taccagno. Veramente? Un piōc! Piōc per pidocchio? Pidocchio. Ho vinto io! Pensavo che "è un pidocchio" fosse tipo una persona fastidiosa. No, in dialetto reggiano il piōc è una persona avara, un taccagno. Ok, ok. Niente, non ce l'ho fatta! Vai, andiamo avanti!

Questa è una frase un po' più lunga. “Dégh mó ch' a 'gh dâga un tâj”. Ok, forse ho capito! "Dobbiamo darci un taglio". Quasi. Ripetila! “È ora che lui ci dia un taglio”. Brava! Bravissima! "Digli di darci un taglio". Ah, digli! Dégh mó, diglimo, digli che ci dia un taglio. Digli che ci dia un taglio, quindi digli di smetterla di fare quello che sta facendo o di dire quello che sta dicendo. Ripetila un attimo l'ultima volta. Bellissimo, adoro!

Questo è un altro modo di dire abbastanza buffo: “A 'gh pôrta l'âcva cun al j urèc”. Porta l'acqua con l'aglio (?). Con le orecchie! Cosa significa? "Portare l'acqua con le orecchie" vuol dire essere molto servizievoli, cioè si mette il secchio d’acqua nelle orecchie. Quindi, farebbe di tutto. Anzi, l'acqua è /akva/, perché l'acqua si tende a dire un po' “v”, la "u" si pronuncia "v". Io mi ricordo il mio papà spesso "acqua" lo diceva /akva/. Ma dai! /akva/. “A 'gh pôrta l'âcva cun al j urèc”. "urèc" è "orecchio". E com'è? Con agli urèc? Con le orecchie. Quindi, "porta l'acqua con le orecchie" significa essere una persona servizievole. Brava! Ok, questa l'ho indovinata. Brava! Vai, andiamo avanti!

Altro modo di dire buffo, vediamo se lo capisci. “A gh'in quâter gât”. La seconda parte è "quattro gatti". O "siamo" o "ci sono". Ripeti. “A gh'in quâter gât”. Ci sono? Ci sono! Brava! In quel posto a gh'in quâter gât. Ah, ok. In quel posto ci sono quattro gatti. Però "in quel posto" non l'hai detto? No, non lo dici. Ok, è come dire "là ci sono"? Sì. Sei andato al cinema: a gh'eren quâter gât. C'erano quattro gatti. Ok. E significa che non c'era nessuno, basicamente come in italiano. Anche in italiano diciamo "quattro gatti". C'erano quattro gatti.

Vediamo quest'altro modo di dire, è molto simpatico. “L' à ciapê 'na bróta scôpla”. Ha preso una brutta scopa? No. Non me lo dire. Una brutta...allora. Non è "una brutta piega"? No. Però, tipo, "l'hanno schiaffeggiato", come idea? Ci sei andata vicino! Ha preso una brutta pizza in faccia? Una brutta scoppola, vorrebbe dire, cioè una brutta botta, ha preso una brutta botta in generale. Ah, in generale. Non è dovuta a qualcuno che ti picchia. "L' à ciapê 'na bróta scôpla" vuol dire ha avuto/passato un brutto momento, ha preso... un momento particolarmente severo e difficile, ecco. Ok, ripetilo. "L' à ciapê 'na bróta scôpla". "ciapê" è prendere, esatto. Ma la canzone "ciapa la galeina" è emiliana secondo te? Probabilmente sì, ma forse nel Nord Italia "ciapa" "ciaper" è prendi. C'è questa canzone, appunto "ciapa la galeina", che è abbastanza famosa secondo me. Cioè, almeno io l'ho sempre conosciuta. Non so, forse (è famosa) nel Nord Italia, non lo so. Magari vi metto il link sotto in descrizione se volete ascoltarla. È una canzone molto stupida, eh! Però è simpatica! Facciamo l'ultimo, papi? Va bene!

Questa è buffa! Proviamo quest'ultima: “Al vōl ciapēr da tót i cantòun”. Ok, la seconda parte è "da tutti i cantoni, da tutti i quartieri”, come idea, o no? O è una cosa diversa? Sì, va bene. Lo vado a prendere? No. “Al vōl ciapēr da tót i cantòun”. Si riferisce a una terza persona. Lui vuole = al vōl. Al vōl ciapēr, prendere, da tót i cantòun. “Le vuole prendere da tutti i quartieri”? No, vuole prendere da tutte le parti, cioè vuole fare tutto lui. Qual è la traduzione, però? Lui, quella persona, vuole fare tutto lui, vuole fare tutto lui e occuparsi di tutto. Quindi, occuparsi di una cosa da una parte e una cosa dall'altra, e quindi ciapēr da tót i cantòun pensando a una città con i cantoni, con le parti. E quindi la traduzione letterale è: "vuol fare tutto lui". No, la traduzione letterale dico! "Lui vuole prendere da tutti i cantoni", inteso come "da tutte le parti". Ok. Questa non l'ho indovinata! Ho vinto io!

Ok, questa in realtà è la vera ultima! Questa è la vera ultima? Esatto. Va bene. Questa è buffa, mi è venuta in mente una frase molto... “Capîr la metê 'd un ch' an capés gnínt”. Questa è facile: "Capire la metà di uno che non capisce nulla"...o "niente". Esatto! "gnínt" o "gninto"? "gnínt"! E "gninto" non esiste? Anche "gninto" si può dire. Infatti, l'ho sentito dire! In questo caso "gnínt". Ok. E quindi, significa non capire veramente nulla perché se capisci la metà di uno che già non capisce nulla, capisci la metà di zero. Esatto! Significa che capisci la metà di zero e quindi, che non capisci proprio niente niente. Ok, ripetilo! “Capîr la metê 'd un ch' an capés gnínt”. Super! Brava Meggy!

Poi come bonus, diciamo, alla fine di questo video c'è questo "scioglilingua" (tra virgolette), non so esattamente come... Sì, è uno scioglilingua! Che secondo me è un po' diffuso in tutto il Nord Italia. È molto simile un po’ in alcune… magari non in tutto il Nord Italia, ma in alcune zone. E questo lo conosco benissimo anch'io perché è talmente famoso che lo conosco anch'io, però lo dirà mio papà perché io non sono capace. Questo me lo raccontava sempre la mia nonna e lo diceva anche la mia mamma. È uno scioglilingua molto buffo che fa così: “Tachin, tac me un tac! Me, chi tac i tac a te, che t'é te che tac i tac? Tac ti te i to tac!”. Esatto! Che è una cosa complicata. Questa sembra una cosa complicatissima, ma in realtà non lo è secondo me più di tanto quando capisci un po’ qualche parola. Proviamo a ridirlo? Vai! “Tachin, tac me un tac! Me, chi tac i tac a te, che t'é te che tac i tac? Tac ti te i to tac!”. Esatto. E significa? Un uomo che è l'attacchino... Facciamo la traduzione proprio letterale. Il calzolaio parla con un tacchino, il volatile, e gli dice: "tacchino, mi attacchi un tacco?", alla scarpa, sottointeso. E lui dice, il tacchino, al calzolaio: "io, che devo attaccare il tacco della scarpa a te che sei quello che attacca i tacchi? Attaccateli te i tuoi tacchi!". È vero? Esatto! E la cosa appunto buffa è che tacchino (l'animale) e tacchino (la persona) …Il calzolaio è detto in dialetto reggiano "tachin", quello che attacca le cose, quello che attacca le suole, quello che attacca i tacchi. E quindi Il calzolaio è detto "tachin". "Attacchino", vorrebbe dire "attacchino". Quindi, il tacchino volatile = tachin, e il calzolaio attacchino detto anche lui "tachin". Ok, esatto. E quindi, tutto questo scioglilingua, questo gioco di parole. Esatto. E sono sicura che è conosciuto anche, ad esempio, a Milano e in altre zone del Nord Italia.

Allora, com'è andata? Avete provato a giocare anche voi? Avete notato, non so, qualche somiglianza con qualche lingua che conoscete già, magari con il francese o con altre lingue romanze e nello specifico galloromanze? Non lo so, sono curiosa! Fateci e fatemi sapere nei commenti qui sotto. E niente! Direi che per questo video è tutto! Abbiamo detto un sacco di cose; è stato molto divertente; ho scoperto dei nuovi modi di dire; ti ho rinfrescato la memoria, forse, con qualche frase che ti diceva la nonna... è vero, è vero. E, niente! Ci vediamo nel prossimo video! ...e ricordate: da la tevla n'al- veret mai, s'la bocca l'an sa ed furmai! ...Parmigiano Reggiano però, eh! Esatto! Ciao!

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