A chat about the Italian language - pt. 2

Trascrizione

A: però sì, diciamo, tipologicamente sono affini, quindi c'è anche una certa intercomprensibilità.

 

M: Sì, esatto! E poi a proposito della fonetica, della fonologia, cioè appunto di come parliamo, dei suoni che emettiamo è interessante perché anche in questo c'è una grossa verità, nel senso che è proprio anche a livello personale, ogni persona ha una lingua diversa nel senso che ovviamente vivendo e andando in giro per l'Italia, parlando con persone diverse, si tende un po' a prendere da appunto dalle varie... dalle diverse varietà... dalle diverse anche dialetti, se vogliamo usare questa parola. E infatti mi è capitato che...

io ho fatto gli ultimi due anni di superiori a Venezia e l'università a Milano e praticamente uscendo di casa abbastanza presto a 15/16 anni, io ho iniziato un po' a cambiare il mio modo di parlare. E infatti adesso io non parlo più con la cadenza tipica reggiana, ma è un po' un mix anche con il milanese e col veneto non più di tanto, però principalmente col milanese. E quindi quando parlo ho dei tratti sia reggiani che milanese. È un bel mix. E questo capita molto secondo me agli italiani, soprattutto agli italiani che si spostano.

 

A: Certo sì, sicuramente sicuramente.

 

M: E quindi anche per questo motivo è difficile secondo me parlare di una... di un italiano standard a livello di pronuncia perché ogni persona e ogni regione ha la sua pronuncia. L'italiano standard vero e proprio non viene parlato quasi da nessuno se non dagli attori o da dai doppiatori, ma appunto in situazioni non di vita reale, ma in situazioni...

 

A: Gli stessi attori comunque... trovami tu un attore che parla italiano standard. Forse i doppiatori, forse gli unici gli ultimi rimasti sono i doppiatori perché anche anche gli attori di teatro mi succede spesso di andare a teatro e di sentire attori che parlano con un chiaro accento regionale. E non c'è nulla di male.

 

M: No, infatti.

 

A: Io trovo che non ci sia assolutamente nulla di male. Anzi è il bello forse anche, no, della varietà che offre, della varietà che offre l'Italia, no. Il fatto che comunque per quanto uno si sforzi di parlare in italiano standard, in un italiano controllato, pulito, tutti capiranno subito da dove vieni. Magari appunto non ti sanno collocare esattamente in una regione, a meno che tu non sia di Venezia, di Milano, di Napoli o che tu sia siciliano, ma sicuramente io vorrei collocato nel nord est d'Italia. E sicuramente sentendo parlare Margherita la collocherei in una zona diciamo tra la Lombardia e l'Emilia e questo è il bello anche dell'italiano. E appunto hai detto una cosa molto importante, che non esiste, no, un italiano standard. Di fatto è così, come non esiste non esiste una possibilità di parlare senza accento. Perché anche nel momento in cui parliamo con l'accento diciamo standard, definito, no, dalla dizione, anche quella è una forma di accento, anche quella è una forma di...non esiste la neutralità nella lingua. Cioè, anche nel momento in cui noi decidiamo di utilizzare la forma standard stiamo selezionando solo una delle tante possibilità che abbiamo, no. Non esiste una neutralità ecco. È veramente un costrutto contro...un costrutto che bisogna decostruire perché molto dannoso perché ci porta a operare anche tutta una serie di scelte di valori, di giudizi di valore, ci porta ad operare dei giudizi di valore, no, rispetto alle persone, rispetto al modo in cui una persona si esprime, no, anche inconsciamente, no. Magari tendiamo a dare un determinato giudizio su una persona che parla con un determinato tipo di accento, no. Quindi si tratta è uno dei tanti risvolti negativi di una politica linguistica purista che mira, no, alla purezza quando appunto non esiste purezza nella lingua perché la lingua evolve costantemente, è mutevole, è mutante, è molteplice.

 

M: Esatto, bravissimo.

 

A: E questo è molto importante per chi studia italiano, no, per chi studio italiano non vivendo in un contesto italiano, vivendo all'estero, no, perché poi il pericolo è che quando si arriva in Italia... caos... si rimane completamente spiazzati, scioccati, no. Quindi è bene che sin da subito anche le persone che stanno all'estero vengano esposte in qualche modo alla varietà. Questo magari succede meno in altre lingue. Succede in tutte le lingue, ma magari in alcune lingue succede meno. Succede in maniera estremamente forte nell'arabo, ad esempio. L'arabo ha una situazione abbastanza simile all'italiano, alla situazione italiana. Succede in maniera piuttosto forte nello spagnolo. Nel tedesco, ad esempio, nel russo. Nel russo succede già molto meno perché comunque la Russia ha una storia di gestione centralizzata statale molto diversa dalla nostra, molto più forte e presente con molte più conseguenze rispetto alla storia dell'Europa occidentale. Quindi in Russia è facile trovare molto più omogeneità, no, nel parlato. È facile trovare una persona di Vladivostock e di San Pietroburgo che stanno a 12 ore di distanza, 12 ore d'aereo di distanza, che parlano in maniera esattamente simile, no. Ma anche all'interno del connesso russo ci sono forti differenze regionali. Quindi non sempre così, ma a determinate politiche, no, di pianificazione della popolazione da parte dello stato determinato una maggiore omogeneità. Laddove lo stato non è riuscito ad arrivare così capillarmente, come nelle zone più, diciamo, settentrionale e più meridionali della Russia abbiamo ancora il mantenimento di forme dialettali. Ma molto meno rispetto alla situazione italiana dove, no, noi italiani siamo anche molto fieri del nostro accento, di solito siamo sempre... litighiamo, ci piace sempre un po' litigare anche, no, dire: "ma come parli? Ma come parlate voi?"

 

M: Sì, hai ragione. Però appunto secondo me è una cosa importantissima e che immagino sia forse difficile da comprendere appieno, ma anche da realizzare, è il fatto che l'Italia è piccola, è uno stato piccolo, con poca superficie, ma è veramente molto molto varia. Ed è appunto questo secondo me l'unicità e la bellezza dell'Italia perché ovunque tu vada, troverai un accento diverso, parole diverse, una cultura anche diversa, perché poi c'è anche tutto il lato della cultura che ogni piccola provincia ha dei piatti tradizionali completamente diversi.

 

A: Esatto è questo, questo sì dici bene. Sicuramente è un tratto particolarmente caratteristico dell'Italia. Non è un tratto che non esiste nelle altre culture. Esiste in tutte le culture, quindi non vogliamo assolutamente determinare un primato italiano su questo. La varietà culturale, linguistica, sociale esiste in tutte le culture. È pur vero che per ragioni storiche, per ragioni storiche, politiche, geografiche, anche perché l'Italia ha una struttura geografica abbastanza complessa, pur essendo piccola ha una varietà geografica e climatica molto complessa. In Italia si è venuta a creare una varietà linguistica enorme che non ha pari negli altri contesti romanzi. Chiaramente anche in ambito... anche in Francia e nel territorio spagnolo abbiamo una molteplicità, no, di lingue. In Spagna abbiamo il castigliano, abbiamo il galego, il galiziano. C'è il catalano, l'asturiano, l'aragonese. Quindi ci sono... c'è una molteplicità di lingue, ma il numero e la molteplicità di lingue che abbiamo in Italia è assolutamente unico e irraggiungibile. Non saprei neanche quantificare esattamente in questo momento, ma veramente circa più o meno ogni regione ha la propria varietà. Abbiamo il ligure, il piemontese, il lombardo, l'emiliano, il romagnolo, il veneto e il friulano e me ne sono dimenticate un sacco e mi sono fermato solo al nord dell'Italia. È veramente una varietà che non si trova da nessun'altra parte. Questo è un dato di fatto che chiaramente non cancella la bellezza e la varietà delle altre lingue. Però sì, sicuramente è giusto quello che dici tu ed è secondo me il valore aggiunto e la bellezza, no, dell'Italia. Il fatto che non esista di fatto un...non esista una norma, non esiste un qualcosa che è più italiano di qualcos'altro. L'essere italiano è un insieme di tante cose perché il mio parlare è un dialetto del veneziano e il fatto che nella mia regione c'è un’architettura di tipo austriaco e una cucina di tipo austriaco... la domenica mangio, no i crauti con la polenta e, va bene la polenta è una cosa più nord-italiana, però i crauti con la carne e i canederli... perché questo dovrebbe rendermi meno italiano di uno che invece mangia la lasagna? Sono due diverse declinazioni, no, di due diverse realtà regionali che costituiscono una nazione e questa secondo me è la cosa più bella dell'Italia. Ecco e forse l'unica cosa che mi lascia sempre un po' perplesso è che noi italiani, no, siamo sempre molto fieri di questa nostra identità regionale, no, siamo uno dei popoli penso meno patriottici in assoluto. Diventiamo patriottici solo quando ci sono le olimpiadi, i campionati di calcio oppure quando siamo all'estero e dobbiamo parlare male del cibo all'estero. Lì diventiamo super patriottici, ma noi siamo estremamente regionali, siamo estremamente gelosi delle nostre caratteristiche regionali, no. Litighiamo sempre per dire la mia regione è più bella della tua, che la mia regione si mangia meglio della tua. Abbiamo queste piccole dispute sugli accenti, no, ma una cosa in cui molti pochi italiani sono consapevoli e fieri sono le nostre lingue regionali. E questo è un grande peccato. Questo chiaramente ha una serie di motivazioni storiche-politiche.

 

M: Esatto infatti volevo giusto dire questa cosa al volo sulle lingue regionali...è che io personalmente non ho mai imparato la mia lingua regionale, nonostante una delle mie nonne la parlasse quotidianamente, perché ero purtroppo schiava della visione che il dialetto era una lingua meno bella da sentire, che ti rendeva più rozzo, era una lingua appunto più bassa a livello sociale. Non l'ho mai imparata per questo motivo e invece ora che ho iniziato a studiare la linguistica e tutti questi aspetti sono proprio vorace, e voglio pian piano riscoprirla e vorrei impararla, tant'è che ultimamente sto comprando solo libri sul dialetto reggiano, sui dialetti emiliani o sui dialetti romagnoli, perché sì. È un patrimonio secondo me culturale che è veramente un peccato perderlo.

 

A: Certo è un patrimonio culturale, un patrimonio linguistico incredibile, no, perché è la...cioè sono delle lingue che sono derivate, sono figlie, sono tutte figlie del latino e sono incredibili. Cioè perché quando tu vai...se tu, ad esempio, vai a prendere il nones, è una varietà semi-ladina parlata in trentino e in una valle, in Val di Non in Trentino. Tu, ad esempio, in dieci paesini hai sei modalità diverse di, come dire, sei esiti diversi, no, del latino per dire fuori. Fuori si dice... in cioè nel giro di veramente 20 km il latino si è sviluppato in 6/7 modalità diverse. In un posto dicono "fuora", in uno dicono "fora", in uno dicono "fora", in uno dicono "fora" e in uno dicono "fuera" e nel giro di 20 km! E questa è una ricchezza, questa è una ricchezza veramente incredibile che il nostro bisogno di omogeneizzare ha veramente appiattito. E è molto bello secondo me il tuo esempio perché comunque è esemplificativo di una necessità da parte delle nuove generazioni in Italia di andare in qualche modo a riscoprire. E c'è un grande revival, c'è un grande revival rispetto appunto alla riscoperta dei dialetti, delle lingue regionali. In alcune regioni d'Italia c'è molto più lavoro da fare rispetto che in altre regioni. Ad esempio, in veneto e in trentino il dialetto è ancora piuttosto vivo è parlato ancora per ragioni comunque storiche e culturali, perché stiamo parlando del veneziano, sto parlando di una lingua che ha alle spalle una storia estremamente gloriosa e la cosa bella è che tanti giovani oggi vogliono andare alla riscoperta di quelle, no, di quelle lingue che i nonni avevano smesso di parlare ai propri figli, no, e quindi c'è come una generazione, c'è un gap generazionale, no. Ci sono i nonni, i nonni che sono spesso, no, dialettofoni. Abbiamo poi la generazione dei nostri genitori, ancora non è il caso della generazione dei miei genitori perché io vengo da un'area fortemente dialettofona. C'è una generazione appunto di genitori che hanno una competenza passiva che capiscono perfettamente il dialetto e che potenzialmente lo potrebbero anche parlare, ma a cui non è mai stato parlato il dialetto in casa, no. Ecco e anzi è stato vietato, no, è stato vietato di parlare il dialetto, no. E adesso abbiamo le nuove generazioni di giovani che invece vanno dai nonni e gli dicono: "nonna parlami in dialetto", no. Parlami in dialetto e sono arrabbiati con i genitori. Sono arrabbiati con i genitori perché non gli hanno insegnato il dialetto, ma questo è comprensibile perché chi parlava dialetto negli anni '50 / '60 a scuola era automaticamente un'outsider, diveniva automaticamente un'outsider. E un'altra cosa che io trovo odiosa è la percezione del dialetto come di un qualcosa di brutto e, no, di grezzo, di gretto, di stretto, no. Non è così, c'è una percezione puramente soggettiva, è una percezione puramente soggettiva quella, no, di dialetto come di qualcosa di cacofonico. Cacofonico, no, significa che è brutto da sentire. Semplicemente un prodotto completamente soggettivo. Ancora una volta, la linguistica non ti dirà mai che una lingua è più bella di un'altra, no. È come quando mi vengono a dire che l'italiano è così bello, suona così bene. Per me è strano perché è la lingua che io parlo tutti i giorni; quindi, non mi sono mai chiesto se sia effettivamente così bella. Chiaramente soggettivamente per qualcuno potrà essere più bella di altre lingue, ma io trovo estremamente bello e eufonico il tedesco, lingua che molte persone trovano orribile, ma ancora non c'è... non c'è nulla che scientificamente mi permette di dire che il tedesco è brutto e che l'italiano è bello. Queste non sono categorie linguistiche, queste sono categorie personali e soggettive. L'idea che un dialetto sia brutto, brutto da sentire, cacofonico è puramente sociale, culturale e soggettiva. Ci è stato insegnato che il dialetto è brutto perché ancora nella nostra concezione, soprattutto italiana che è molto esteta, no. Ciò che è buono, no, ciò che è buono è bello, no. Quindi il dialetto non è buono perché socialmente è inferiore e quindi diviene automaticamente brutto. Ma io vi posso invitare ad ascoltare poesia in friulano, poesia in siciliano, poesia in veneto, musica in ladino e vi assicuro che vi suonerà, almeno a me soggettivamente suona meravigliosa. Non c'è nulla di orribile. Anzi anzi è estremamente bello e tutto frutto di un condizionamento sociale che va decostruito.

 

M: Concordo pienamente. Infatti, adesso purtroppo la nonna dialettofona l'ho persa e la cosa divertente è che l'altra nonna invece che distava, dista più o meno cinque anni d'età, c'era una differenza veramente minima, ma l'altra nonna appunto non dialettofona, lei esplicitamente aveva scelto di non parlare il dialetto perché non voleva parlarlo per questioni sociali e culturali e tutto quanto.

 

A: Esatto.

 

M: E quindi lei che invece è romagnola, quindi dell'altra parte della regione, quando le chiedo: "Nonna dimmi qualcosa in romagnolo" lei è veramente in difficoltà perché ormai ha perso quasi completamente la conoscenza del romagnolo. Sa giusto magari qualche parola così a spot, ma non saprebbe fare un discorso in romagnolo, non saprebbe avere una comunicazione in romagnolo ed è appunto molto interessante vedere questa situazione. E niente allora ti ringrazio tantissimo perché abbiamo detto veramente secondo me un sacco di cose veramente interessantissime e forse il video è un po' lungo, non so bene.

 

A: Forse va un po' tagliato.

 

M: O lo taglio, ma è un peccato in realtà tagliarlo perché abbiamo parlato di concetti molto importanti e ne abbiamo parlato già in modo abbastanza...con poco tempo, abbiamo dovuto stringere abbastanza. Magari dividerò il video in due, non lo so, vediamo, vediamo cosa fare. Comunque, sì, ti ringrazio tantissimo esperto Andrea Zoller.

 

A: No, diciamo che sì, grazie mille grazie mille è stato un piacere fare questa chiacchierata e ovviamente sono qui in veste di persona interessata e non di studioso o cose del genere. Quindi insomma chiaramente ho parlato molto volentieri in ottica divulgativa e se c'è qualche imprecisione in quello che ho detto chiedo umilmente perdono, insomma, e non voglio assolutamente concorrere alla verità, ecco, alla verità. Quindi insomma, sono ben accette critiche, sono ben accetti commenti, insomma, di qualsiasi tipo.

 

M: Critiche mi raccomando costruttive, non critiche a vuoto.

 

A: No ecco, non insulti. Ottimo, grazie mille, all'ora, alla prossima.

 

M: Grazie a te e credo che ci rivedremo presto su questi schermi, su questo canale.

 

A: Ottimo, a prestissimo.

 

M: Allora ciao a tutti ragazzi, mi raccomando se avete delle domande o se avete delle curiosità lasciate un commento qua sotto così che anche appunto io o Andrea potremo rispondere e poi vi lascio qui da qualche parte magari il contatto Instagram di Andrea così potete andare a sbirciare quello che fa, la sua vita in America. Ok?

 

A: Why not?

 

M: Ottimo. Va bene, un bacio, ciao a tutti!

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